America Latina (febbraio 2004)
Radio Flash 2004 / Cartoline dall’Altra America / Argentina 2004:
cartolina da Buenos Aires (n. 1, febbraio 2004)

Kirchner e bonds argentini

Qui a Buenos Aires siamo alla fine dell´estate.
La prossima settimana riapriranno le scuole. Mentre in maggio sarà trascorso un anno dall`elezione di Nestor Kirchner alla presidenza della repubblica argentina.

Pochi giorni fa, il Clarín, il principale quotidiano del paese
(una sorta di “Corriere Della sera”, annunciava in
prima pagina che nel 2003 l’economia dell’Argentina è cresciuta dell’8,4%, percentuale
che rappresenta il record mondiale, addirittura prima della locomotiva cinese.
Come sempre però i dati economici vanno attentamente interpretati, altrimenti
si rischia di andare fuori strada e di vedere un paese che NON esiste
(come, d’altra parte, accade nell’Italia berlusconiana).

In primis, occorre ricordare che nei precedenti 4 anni l’economia argentina era caduta del 20%. Poi, ci sono i concreti e tangibili problemi della quotidianità. Non passa giorno
che il presidente Nestor Kirchner e i suoi uomini, a cominciare dal ministro dell’economia Roberto Lavagna, non debbano contrattare con i creditori internazionali, che vorrebbero riavere indietro i loro soldi (prestati attraverso l’acquisto dei famosi titoli di stato emessi nel decennio del furore menemista). Non si parla qui delle pretese del Fondo monetario internazionale (Fmi), che dell’Argentina è stato ed è salvatore ed aguzzino ad un tempo (più aguzzino che salvatore, ad onor del vero), bensì dei creditori privati, distribuiti nei paesi ricchi.
Esiste addirittura un “Comitato globale dei detentori di titoli dell’Argentina”, che raggruppa i creditori di Stati Uniti, Giappone ed Europa per un totale di 37.000 milioni di dollari (qui le cifre in gioco sono sempre talmente alte che se, da una parte, danno la dimensione del problema, dall’altra stordiscono).

Il “Comitato globale dei detentori dei titoli dell’Argentina” è guidato dal banchiere italiano Nicola Stock.
La guida ad un italiano si spiega con una circostanza pratica:
in Italia, infatti, sono stati venduti (stando ai dati del ministero dell’economia di Buenos Aires) il 15,6 % dei titoli di stato argentini, primo paese al mondo,
PRIMA di Svizzera, Stati Uniti, Germania, Giappone.
I creditori italiani raggiungono il numero di 450.000,
molti proprio di Torino e del Piemonte come ben sanno gli ascoltatori di Radio Flash.

Le posizioni sono ovviamente antitetiche: da una parte, il governo argentino che chiede tempo (e decurtazioni), dall’altra i creditori mondiali che vogliono garanzie e soprattutto cominciare ad avere indietro i soldi a suo tempo prestati (prestati per una banalissima ragione: perché venivano promesse alte remunerazioni).
Né l’uno né l’altro dei contendenti vuole e può tirare troppo la corda, dato che
dallo scontro perderebbero entrambi.

Anche la partita con l’Fmi è destinata a protrarsi a lungo. Il prossimo 9 marzo scade una rata da 3.000 milioni di dollari.
Vedremo nelle prossime settimane quello che succederà.

Finora il presidente Kirchner ha maneggiato bene la bomba del debito. Agli occhi di molti argentini, lui appare come il difensore della patria:
prima il popolo, poi tutto il resto.
Da questo modo di agire esce fuori il suo vero Dna, che poi è quello peronista, lo stesso - non dimentichiamolo - di Carlos Menem e di Eduardo Duhalde.
D’altra parte, dipingere l’ex governatore di Santa Cruz come il SALVATORE dell’Argentina è un’esagerazione o, almeno, è troppo PRESTO per dirlo, non fosse altro perché tra i suoi compagni di strada ci sono anche uomini dal passato non proprio immacolato e perché la discontinuità con la recente storia argentina non è poi così netta.
Nel frattempo, in attesa di capire se la crescita record dell’economia di cui abbiamo detto poc’anzi servirà a sollevare dalle angustie il governo Kirchner e soprattutto la popolazione, una cosa appare evidente agli occhi di chi vuole vedere: l’Argentina è un pessimo biglietto da visita per i sostenitori delle politiche neoliberiste e della globalizzazione finanziaria.

Questa è la prima breve CARTOLINA dall´America, anzi dall´ALTRA America, perchè in Europa si ha il pessimo vizio di identificare l´America con gli Stati Uniti, quasi fossero sinonimi, quasi ci fossero soltanto loro.
Non è così.
PER FORTUNA, aggiungiamo noi.

DA Buenos Aires, per Radio Flash, Paolo Moiola.
Alla prossima.



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