America Latina (marzo 2004)
Radio Flash 2004 / Cartoline dall’Altra America / Perù 2004:
cartolina da Lima (n. 2, marzo 2004)

L'ITALIA DEI POLITICI,
L'ITALIA DEI VOLONTARI

Qui, nella Lima umida ed inquinata di fine estate, anche l’Italia ha un posto in prima pagina. La storia è quella di due fregate militari italiane acquistate dal governo peruviano di Alejandro Toledo.
Il motivo del costoso acquisto è presto detto. In questi mesi, sono montate, soprattutto a livello di media, le polemiche circa un presunto riarmo del Cile, paese con cui il Perù (soprattutto a livello popolare e mediatico) ha rapporti tesi o, almeno, non sereni, per motivi che si perdono nella storia (la cosiddetta “guerra del Pacifico”, iniziata nel 1879 e che coinvolse Cile, Bolivia e Perù). Il lato comico della vicenda è che i cileni (da anni il paese di gran lunga più sviluppato dell’America Latina) sono i primi investitori stranieri in questo paese.
Per rispondere a queste supposte mire cilene, il governo e i militari hanno deciso di arricchire il proprio patrimonio navale con 2 fregate, acquistate dall’Italia per la bella somma di 38 milioni di dollari. In molti si sono chiesti: perché spendere una simile cifra in armamenti, riducendo ulteriormente i già esigui investimenti pubblici in salute ed educazione? Ma, si sa, quando si tratta di armamenti, a vincere sono sempre le lobbies politiche e militari.
Questo è uno scandalo (non vedo come altrimenti possiamo definirlo) di queste settimane, ma l’Italia ha indelebilmente segnato, in negativo, anche l’architettura della capitale peruviana.
Prendiamo una combi (le combi sono dei mini-bus, importati di seconda mano dal Giappone ai tempi della liberalizzazione di Fujimori e che ora intasano ed inquinano tutte le principali strade) per dirigerci verso il cono sud della metropoli peruviana (che conta più di 8 milioni di abitanti).
Man man che procediamo, il paesaggio urbano si degrada rapidamente: case costruite approssimativamente, venditori ambulanti e questuanti per ogni dove, strade dissestate. Tutt’attorno, sulle aride colline che circondano la città, sono cresciuti i quartieri più giovani che poi sono anche quelli più poveri, Qui si chiamano BARRIADAS, come in Argentina sono detti VILLAS MISERIAS e in Brasile FAVELAS.
All’improvviso, nel bel mezzo dell’Avenida, appaiono degli enormi piloni di cemento armato che, per chilometri e chilometri, sostengono il nulla. Sono lì da anni e avrebbero dovuto essere la base del famoso “tren electrico”, una sorta di metropolitana di superficie, opera dai costi faraonici mai terminata. Il progetto del treno elettrico nacque da una cooperazione italo-peruviana. Erano i tempi del governo di Bettino Craxi e di Alan Garcia, il plurinquisito ex presidente peruviana (governò dal 1985 al 1989), da pochi anni rientrato nel paese ed ora leader dell’opposizione, nonché candidato alle elezioni presidenziali del 2006.
I piloni di cemento armato del treno elettrico simboleggiano, almeno agli occhi dei peruviani, il lato oscuro e corrotto della cooperazione internazionale tra Perù e Italia. Finalmente, lo scorso 18 gennaio è entrato in funzione un primo tratto della metropolitana (dal distretto di Villa El Salvador a quello di San Juan de Miraflores): sono 9,8 chilometri (su un totale previsto di 43), attivati dopo ben 20 anni di lavori.
Nel frattempo, con la nostra combi siamo arrivati alle porte di Villa El Salvador, un distretto che è una città di 350.000 abitanti e che ha una storia straordinaria, essendo nata negli anni ’70 da un’invasione di poveracci che decisero di fondare una città autogestita. Ma su questo non possiamo dilungarci ora.
Ebbene siamo giunti fin qui anche per cercare un volto diverso del nostro paese, un’immagine positiva, dopo aver raccontato dello scandalo della fregate militari e della metropolitana di superficie.

Le storie da raccontare sono almeno due.
Quella di due donne, una peruviana (Maruja) e l’altra italiana (Daniela), che da anni hanno fatto della loro casa un rifugio per bambine abbandonate o vittime di violenza. Da loro queste giovani. già duramente provate dalla vita, trovano un ambiente ospitale e la possibilità di studiare.
Ma non basta. A nemmeno 100 metri di distanza, c’è anche la casa di Gianni, nato in Sicilia, che - dopo aver sposato una peruviana (con cui ha avuto 3 figli) - ha deciso di abitare su queste colline sabbiose, alle porte di Lima. Gianni e Nancy hanno fondato un asilo per accudire i figli delle famiglie più povere della zona.
Non solo. Nella loro casa, Gianni e Nancy ospitano gruppi del turismo responsabile, provenienti dal nostro paese.
Daniela e Maruja, Gianni e Nancy: due storie di solidarietà che ci fanno dimenticare la brutta Italia incarnata dalle fregate militari da 38 milioni di dollari e da un’incompiuta metropolitana di superficie, retaggio di un altro brutto periodo storico per il Perù e per il nostro paese.
da Lima, per Radio Flash, Paolo Moiola





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