Blog / In prima pagina (11-03-2008)

BERLUSCONIA 2008 / 1

LETTERA APERTA DELLA MADONNA DI LOURDES

LETTERA APERTA DELLA MADONNA DI LOURDES
alle Italiane e agli Italiani in procinto di votare in Italia

a cura di Paolo Farinella prete

A tutte le Amiche e tutti gli Amici, via internet!
In risposta alla mia lettera aperta alla Madonna di Lourdes, come ultima spiaggia per la nostra demo-crazia (4 febbraio 2008), la Madonna che è una persona seria, mi ha recapitato la seguente risposta che rendo pubblica.
Paolo Farinella, prete


Dal Paradiso, 11 marzo 2008 a don Paolo Farinella, prete – Genova, Italia. 
Raccomandata tramite messaggero angelico. 


Caro Paolo prete,
Sono la Madonna, la mamma di Gesù e rispondo alla lettera aperta che esprimeva disillusione e disorien-tamento di fronte alle elezioni politiche dell’aprile 2008. Moltissimi cittadine e cittadini non riescono a capire le posizioni della gerarchia cattolica, nonostante la politica di formale «nono coinvolgimento» che il Presidente della Cei ha annunciato con grande enfasi il 10 marzo 2008 nella sua prolusione al consiglio permanente dell’organismo che raggruppa i vescovi italiani. «Non coinvolgimento» apparente, perché poi tutto, l’atteggiamento, il clima, il re-spiro, il contesto, lo sguardo, tutto converge verso alleanze implicite in nome di valori  o singoli temi, perdendo di vista la visione complessiva del «bene comune» che è il criterio di fondo che la stessa gerarchia cattolica scrive nei suoi documenti ufficiali. Nello stesso tempo c’è il rifiuto di fronte alle liste così come sono fatte. Molti si chiedono se sia giusto votare, se sia utile, se sia doveroso. Da persona seria, rispondo e non mi sottraggo al dovere di offrire una valutazione e di dare un consiglio.

1.    QUESTIONE DI METODO: la coscienza del voto
Il voto è l’unico motivo che giustifica una democrazia diretta o parlamentare. Nella prima il popolo (una te-sta, un voto) sceglie chi deve governarlo e gli si affida per una legislatura; nella seconda il popolo (una testa un vo-to) sceglie il parlamento che a sua volta dà o toglie la fiducia ai governi, garante il Presidente della Repubblica. Senza il voto libero non esiste democrazia. Questo il dato di diritto. Il fatto in Italia è molto diverso perché gli Ita-liani sono stati ingannati con premeditazione. Il governo Berlusconi qualche mese prima che finisse la precedente legislatura (2006), consapevole che avrebbe perso le elezioni, ha messo in atto la sindrome di Sansone: «poiché gli Italiani mi ripudiano io li distruggo» e per vendicarsi degli Italiani che lui stesso definì «coglioni» (chiedo scusa per la scurrilità, ma l’uomo è di quel livello), fece l’unica cosa che un uomo senza senso dello Stato e senza dignità ci-vile avrebbe fatto: rese ingovernabile l’Italia. Ci riuscì attraverso uno scippo costituzionale, perché tolse agli Italia-ni il «diritto di voto», obbligandoli ad approvare liste preconfezionate, fatte nel segreto delle segreterie dei partiti. L’autore di quella legge ignobile in un rigurgito di lucidità, ebbe a definirla una «porcata». Poche furono le proteste di fronte a questo colpo di mano incostituzionale. L’ingovernabilità non è solo figlia della rissosità della sinistra e della tracotanza di Mastella e Dini, ma in primo luogo dalla legge elettorale imposta da Berlusconi e votata da Ca-sini, Fini, Bossi e cespuglietti: tutti hanno un dato comune perché fanno riferimento ai valori cristiani. 
Gli Italiani e le Italiane, dunque, di fatto non votano, ma votano per finta perché non scelgono alcuno, ma convalidano soltanto «gli eletti» che altri hanno già scelto, sapendo in anticipo chi sarà eletto e chi no. Nei posti si-curi delle liste, naturalmente, vi sono gli uomini e le poche donne coreografiche di sicura obbedienza e ricattabilità. In questo contesto, l’onore e la dignità vorrebbero che nessuno andasse a votare. Eppure il voto resta l’unico stru-mento non violento che l’inerme cittadino possiede per dire ancora una parola, una parola strozzata che, forse pro-prio per questo, diventa un urlo ancora più forte. Berlusconi ha trasformato i cittadini in sudditi, se ne vanta e molti cittadini geneticamente mutati in sudditi lo applaudono, lo votano, lo osannano: è come se un assassinato dicesse al proprio assassino: vai che sei forte, fammi vedere come mi ammazzi bene! L’ultimo regalo che gli Italiani e le Ita-liane hanno ricevuto da lui è stata la candidatura di CIARRAPICO che si vanta di essere fascista mussoliniano per la serie che il degrado non conosce limiti. La motivazione di Berlusconi è disarmante: «ne abbiamo bisogno per vin-cere perché ha molti giornali importanti» (dichiarazione tg3, ore 14,20 dell’11.03.08): la libertà della stampa e la dignità dei valori ideali sono serviti di barba e capelli. «Famiglia Cristiana» lo definì «anarchico di valori», perché quest’uomo è inaffidabile: crede solo al suo tornaconto. I cristiani sono avvertiti in tempo perché dopo non basterà una confessione a lavare la colpa della complicità che diventa anche apologia del fascismo.
 

Primo criterio di voto: 
Non votare quei partiti che con la legge elettorale «porcata» hanno tolto agli Italiani e alle Italiane il potere e il dovere di esercitare il loro diritto costituzionale di liberi cittadini sovrani. Sono i partiti di Berlusconi, Bossi, Casini, Fini e i loro cespugli. 

2.    QUESTIONE DI DECENZA
Berlusconi e Fini oggi sono contro Casini; Casini oggi è contro Berlusconi e Fini: si accusano con parole gros-se, s’insultano e si offendono, ma dimenticano che fino a ieri hanno governato insieme per cinque anni. Oggi Casi-ni definisce il suo ex-capo e padrone falso, populista e dedito solo agli interessi suoi e dei suoi amichetti, ma Casini dimentica che lo omaggiava e riveriva come il salvatore della patria. Ha votato tutte le leggi vergogna che Berlu-sconi ha imposto per difendersi dalla Legge, dai tribunali, dal carcere. Ha votato fedelmente le leggi che hanno sal-vato Berlusconi dai processi e dalla bancarotta. Ha votato senza battere le ciglia cattoliche e senza gonfiare la cri-stiana giugulare la legge xenofoba «Bossi/Fini», dichiarata in parte incostituzionale e tutte le nefandezze che hanno fatto solo e ed esclusivamente gli interessi dell’azienda del capo-padrone a danno di quelli degli Italiani e delle Ita-liane.

Secondo criterio di voto:

Non votare Casini che o era falso ieri o è falso oggi. O era gonzo ieri o è gonzo oggi. Come ci si può fidare di uno che in cinque anni non si è accorto con chi aveva a che fare? O c’era o ci faceva.

3.    QUESTIONE DI ETICA SOCIALE
I partiti di destra che non alcun senso etico,  hanno presentato in posti sicuri uomini inquisiti e/o condannati in 1° grado e anche in 3° grado (Cassazione).  Sono ripugnanti i delitti contro il patrimonio e l’evasione fiscale (Berlusconi, Dell’Utri), il favoreggiamento alla mafia e alla malavita in genere (Berlusconi, Dell’Utri, Cuffaro, Casini). Queste presenze sono un insulto alla dignità del popolo che lavora, che suda,  che è onesto e paga le tasse. Chi vota questi individui uccide se stesso e perde il diritto alla onorabilità e alla decenza. La Politica è Etica, non un lupanare dove i lestofanti fanno i loro intrallazzi. Berlusconi ha evaso il fisco per milioni di euro e ha fatto leggi a favore degli evasori. Da un punto di vista etico significa che egli e i suoi compari hanno rubato a pieni mani all’intero popolo italiano che così è stato costretto a pagare di tasca propria con altre tasse quello che «lorsignori» hanno frodato e portato all’estero. 
Il fatto che uomini come Valentino Rossi, Dolce&Gabbana, Versace, ecc. ecc. hanno concluso patti per milioni di euro con il fisco, restituendo agli Italiani e Italiane quello che avevano loro rubato, la dice lunga sui motivi per cui in Italia le tasse sono così alte. Se vince Berlusconi, Fini e Bossi o Casini potete dire addio alla lotta all’evasione fiscale che rende indegno un popolo che vuole essere civile. 
Casini da parte sua mette  a capolista della Sicilia, Cuffaro condannato in 1° grado per mafia. Decenza vorreb-be che chi strombazza etica e valori cristiani non si mischiasse con simili figuri, ma ne ha bisogno perché senza Cuffaro, Casini è in ginocchio, dal momento che il suo partito è in mano alla mafia: se Parigi val bene una mes-sa, un Casini val bene un Cuffaro «vasa-vasa». Forse è alla «famiglia mafia» che Casini pensa quando esalta i valori cristiani della famiglia.
La Destra non farà mai gli interessi del popolo e dei poveri perché i loro interessi sono rivolti  ai cosiddetti ceti medio-alti con tendenza al più alto. Berlusconi e Fini avevano promesso che non avrebbero candidato il senato-re Nino Strano, siciliano di AN, che il giorno della sfiducia a Prodi, mangiò mortadella e stappò spumante in piena aula del Senato. Tutti condannarono l’insano gesto offensivo dell’onore del Senato. Oggi Berlusconi e Fini fanno eleggere Nino Strano per meriti acquisiti sul campo di battaglia: è un’offesa all’intero Paese.

Terzo criterio di voto:

non votare le liste che contengono inquisiti, condannati in qualsiasi grado di giu-dizio perché anche la «moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto». Non votare quei partiti che appoggiano uomini indecorosi come Nino Strano, e Cuffaro «vasa-vasa» (bacia-bacia, in linguaggio siculo-mafioso). Un cristiano che vota questi FIGURI, non può in buona coscienza partecipare all’Eucaristia e ricevere l’assoluzione in confessione perché diventa «complice in solido».

4.    LA GERARCHIA CATTOLICA
Il «Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa» (2004) sintetizza la visione dei cattolici in politica, nel so-ciale e nella cultura in genere con parole gravi che dovrebbero fare riflettere vescovi e preti, i quali invece fanno finta che queste parole non esistono nemmeno. Pubblicano documenti che essi stessi disattendono. Scrive il «Compendio»: 

«Dalla dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone deriva innanzi tutto il principio del bene comune, al quale ogni aspetto della vita sociale deve riferirsi…[perché] il bene comune …. non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro… Le esigenze del bene comune derivano dalle condizioni sociali di ogni epoca e sono stret-tamente connesse al rispetto e alla promozione integrale della persona e dei suoi diritti fondamentali. Tali esigenze riguardano anzitutto l’impegno per la pace, l’organizzazione dei poteri dello Stato, un solido or-dinamento giuridico, la salvaguardia dell’ambiente, la prestazione di quei servizi essenziali delle persone, alcuni dei quali sono al tempo stesso diritti dell’uomo: alimentazione, abitazione, lavoro, educazione e accesso alla cultura, trasporti, salute, libera circolazione delle informazioni e tutela della libertà religio-sa… Non va dimenticato l’apporto che ogni Nazione è in dovere di dare per una vera cooperazione interna-zionale, in vista del bene comune dell'intera umanità, anche per le generazioni future… Il bene comune esige di essere servito pienamente, non secondo visioni riduttive subordinate ai vantaggi di parte che se ne possono ricavare, ma in base a una logica che tende alla più larga assunzione di responsabilità. Il bene comune è con-seguente alle più elevate inclinazioni dell’uomo, ma è un bene arduo da raggiungere, perché richiede la ca-pacità e la ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio. Tutti hanno anche il diritto di fruire delle condizioni di vita sociale che risultano dalla ricerca del bene comune» (Compendio, nn. 164, 165, 166, 167).

Lunedì 10 marzo 2008. 
Nella sua prolusione al Consiglio di presidenza della Cei, il presidente cardinale Angelo Bagnasco ha detto queste testuali parole: «Dobbiamo uscire dall’individualismo, dal pensare egoisticamente solo a se stessi e alla pro-pria categoria nella dimenticanza di tutti gli altri: ce la faremo se anche la politica farà la sua parte. Essa pe-raltro ha un’insopprimibile valenza di esemplarità. Occorre che il personale politico questo lo tenga presente sempre, abbandonando a sua volta una politica troppo politicizzata, per restituire alla stessa uno spessore etico che solo può fare da collante».
Sono parole gravi, parole solenni che provengono dirittamente dal vangelo e che dovrebbero trasformare i cristiani in testimoni trasparenti di disinteresse personale al servizio del bene degli altri, mentre invece si resta per-plessi di fronte alla posizione della gerarchia cattolica che apparentemente dichiara il proprio «non coinvolgimento in alcuna scelta di schieramento politico o di partito» (Bagnasco, Prolusione, n. 6), per poi di fatto appiattirsi sulle posizioni di Casini e, in subordine, della destra, contraddicendo così sia le proprie parole che lo spirito della Dottri-na sociale della Chiesa. Cosa vuol dire «non coinvolgimento» se poi Casini deve telefonare al cardinale Ruini per accettare o rifiutare l’offerta di confluire nel polpettone di Berlusconi? 
Cosa c’entrano la Chiesa e i «valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano» (Bagnasco, n. 6) con Berlusconi, Bossi, Casini, Fini, Storace, Dell’Utri, Cuffaro «vasa-vasa» e compagnia cantante? Se c’è un rapporto, questo si chiama «abisso». Non sono questi gli assertori di un individualismo di sistema, la negazione della esemplarità nella vita e nella politica? Non sono costoro la negazione di ogni spessore etico dal momento che hanno trasformato l’Italia in un colabrodo di interessi individuali, diffondendo a piene mani e in nome della civiltà cristiana, l’individualismo selvaggio del «si arrangi chi può e chi vuole essere furbo», rubando, frodando lo Stato, il vicino, i poveri, prendendo quello che serve, facendosi furbi senza lasciarsi beccare? Se il presi-dente della Cei fosse coerente dovrebbe concludere il suo invito e dire: Cattolici non votate questa destra e questo centro di plastica che sono la negazione di ogni principio etico cristiano. Un cristiano che va alle manifestazioni in difesa della famiglia, in coscienza, non può votare per Casini che ha buttato alle ortiche ogni esemplarità e ogni de-cenza perché per cinque anni ha fatto solo gli interessi immorali e illeciti di uno che della ricchezza individuale ha fatto il proprio idolo, mentre il papa nel Messaggio per la Quaresima, riguardo alle ricchezze materiali ha dichiara-to che «netta debba essere la nostra decisione di non idolatrarle» (n. 4,29). Berlusconi non solo le idòlatra, ma le adora con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le sue forze. Egli è incompatibile con l’ombra del cristianesimo, anche se fosse riflessa in uno specchio rotto.
Ruini ieri e Bagnasco oggi non perdono occasione per bacchettare su singoli temi il partito di Veltroni come non hanno risparmiato in nessuna occasione il presidente del consiglio Prodi, che ebbe la colpa di dichiararsi «cattolico adulto» in occasione del referendum sulla procreazione assistita. La Cei non ama i «cattolici ADULTI», ma predilige i chierichetti immaturi e sempre disponibili all’ubbidienza cieca, pronta e assoluta. Mai si era visto che vescovi e cardinali sconfessassero un presidente del consiglio, credente, praticante, con una sola moglie da sempre e una famiglia fondata sul matrimonio, per dare udienza, credito e appoggio anche elettorale a partiti e uomini poli-tici, finti religiosi per opportunismo, sempre pronti a genuflettersi pur di averne un tornaconto: uomini e donne immorali, evasori, conviventi, concubini, divorziati, drogati e mafiosi. 
Il deputato Casini, divorziato e con doppia famiglia è il referente della Cei, tramite il cardinale Ruini, per la politica d’ispirazione cristiana di centro. Difensore della famiglia e dei valori cristiani, egli addirittura è invitato all’università del papa a tenere la prolusione accademica, proponendolo così come modello di cristiano da imitare. I vescovi non si rendono conto che la morale non è un elastico che si allunga o accorcia a piacimento: la morale è coerenza nella verità, quella verità sulla quale il papa stesso ha fatto una enciclica. Nel partito di Casini è capo dei deputati tale Luigi Volontè che, invece di lavorare e guadagnarsi lo stipendio, raccoglie giaculatorie a spese dello Stato italiano e quindi dei poveri che non arrivano alla «terza settimana». 
Il Berlusconismo ha inficiato il tessuto connettivo del popolo italiano, perché vi ha immesso il virus della contrapposizione e del nemico. Nel momento in cui crollavano le ideologie e il mondo iniziativa una nuova èra verso una unità di fondo, in Italia, Berlusconi e i partiti che dicono di ispirarsi ai principi cristiani hanno frantumato le resistenze e alimentato gli spiriti bassi della gente, spingendola con i loro comportamenti, le tv addomesticate e le politiche destabilizzanti ad un esasperato individualismo che vede nell’altro il nemico da distruggere. Casini era in prima fila in questo sfracello etico.
I vescovi non stanno difendendo la libertà di fede che la costituzione garantisce, ma finiscono per avallare un sistema di vita politica, una visione di politica e scelte economiche che collidono con la Dottrina sociale della Chiesa che mette in primo piano la prospettiva del bene comune e l’interesse per i poveri e meno abbienti. Chi deve difendere la famiglia? Berlusconi e Casini e Bossi e loro adepti che l’amano tanto da averne più di una? Chi difende i valori cristiani, uomini come Storace o donne come Santanchè che nega ai cittadini i benefici di convivente di cui lei usufruisce come parlamentare? Chi difende i poveri, e tra i poveri i più poveri, cioè i bambini, la Moratti che, contro ogni diritto naturale e internazionale, espelle i bambini dalle scuole dell’obbligo, se non in possesso dei permesso di soggiorno? Gesù non ebbe il permesso di soggiorno quando emigrò in Egitto, ricercato dalla polizia di Erode che voleva ucciderlo. Se allora Moratti, Berlusconi, Fini e Casini e Bossi fossero stati al posto di Erode, avrebbero sparato a vista su Gesù bambino, profugo per necessità.
Che cosa hanno da dire i vescovi sugli immigrati, che il fascista Fini e il panteista Bossi vogliono eliminare a colpi di cannone? Essi con le loro scelte parziali inchiodati su singoli temi (aborto, convivenze, ecc.) hanno perso di vista la visione globale della politica e si sono asserragliati nella difesa perdente di una religiosità marginale e non più realistica. Compito dei vescovi è convincere le persone con la libertà della predicazione ad incontrarsi con Gesù e il suo vangelo, creare spazi di libertà e confronto, non imporre con leggi dello Stato la propria visione della vita, per la quale dovrebbero essere disposti a dare la loro vita, ma mai a mendicare connivenze e privilegi, spe-cialmente economici, per sé e le loro strutture in cambio di voti passando sopra ogni senso etico.
Tutti i partiti che hanno simboli religiosi o che formalmente s’ispirano ai valori cristiani sono di fatto paga-ni vestiti con drappeggi religiosi, devoti finti e atei veri. Se i vescovi fossero coerenti dovrebbero vietare a chiunque l’uso politico dei simboli religiosi e l’uso strumentale nella propaganda elettorale di qualsiasi richiamo al cristiane-simo. Così non è. Avere tollerato e appoggiato per anni il sistema clientelare di Mastella & Famiglia che nel simbo-lo aveva addirittura un campanile, significa avere perso il senso dell’orientamento etico e valoriale: hanno appog-giato solo uomo che si è venduto per qualche posto al migliore garante di prebende. Giuda almeno aveva un ideale di liberazione per il suo popolo, Mastella che ideale cristiano aveva?  
Nella guerra sotterranea tra Bertone, segretario di Stato vaticano e Ruini, vero manovratore della Cei attuale, appoggiando la destra  che ora con la svolta di Berlusconi è diventata estrema destra, la gerarchia cattolica, la maggioranza della gerarchia cattolica, si è venduta l’anima alla massoneria perché il finto programma di Berlusconi è lo stesso che fu trovato nelle cantine di Castiglion Fibocchi di Licio Gelli, venerabile maestro della P2. Qualcuno dice che negli elenchi dei fratelli massoni, oltre alla tessera di Berlusconi (n. 1816), vi fossero anche nomi e tessere di cardinali, vescovi e monsignori. Se l’appoggio della Cei a Berlusconi rientra nei doveri di sostegno tra fratelli massoni, allora la questione è diversa: fedeli sei secoli, come i carabinieri.

Quarto criterio di voto:

Non votare quei candidati e quei partiti proposti, suggeriti o im-posti, direttamente o indirettamente dalla gerarchia cattolica che su questo campo ha nulla da dire perché il concordato lo vieta. I cattolici, in obbligo di coscienza, in forza della loro credo, non possono votare liste e candidati che dicono d’ispirarsi ai valori cristiani se quei valori non li rispecchiano con la loro vita. Non pos-sono votare chi urla la difesa della famiglia ed è serenamente divorziato, anche più volte. Non possono votare chi usa simboli o nomi cristiani perché lo Stato deve essere laico e deve garantire libertà di coscienza a tutti.
    
5.    LA CREDIBILITA’ 
La destra ha governato per cinque anni con una maggioranza bulgara alla camera e al senato: questo è l’unico fatto positivo di quel governo. Nessuno dice che fu il più rissoso e il più instabile di tutta la storia repubblicana perché cambiò 14 ministri, tra cui quello degli Esteri, l’ambasciatore Renato Ruggiero, che se ne andò dichia-rando che Berlusconi con la sua politica e i suoi gesti plateali irrideva l’Italia nel mondo e nelle cancellerie e snobbava l’Europa. L’avvocato Gianni Agnelli definì il governo Berlusconi la «repubblica delle banane». In economia il governo Berlusconi aumentò il debito pubblico, le spesa corrente dello Stato, dilapidò l’avanzo primario di 5 mila miliardi che gli lasciò il governo Prodi, impoverì l’Italia, si mise contro gli operai che scese-ro in piazza in tre milioni.  Non gli bastò: abbassò le tasse ai ricchi e ai possessori di motobarche, si condonò da solo l’evasione fiscale sanando un debito di 170 milioni di euro circa con 1.800 euro (diconsi mille e ottocento euro) in tre rate, condonò gli evasori fiscali, dissacrò la magistratura, irrise le Istituzioni, saccheggiò la Rai mandando via Enzo Biagi che non potè comprare. Per buon peso, risanò i debiti della sua azienda, distrusse lo Stato di diritto, abolendo il falso in bilancio per salvare se stesso e i suoi famigli a danno dei piccoli azionisti che così pagarono e pagano gli sperperi delle aziende. In politica estera, estromise l’Italia dall’Europa e la portò in guerra al fianco di Bush sulle cui posizioni si appiattì: i morti in Iraq cadono tutti sulla sua coscienza di me-galomane. Promise di aumentare  al 7% il contributo italiano alla cooperazione internazionale (G8 di Genova) e non mantenne mai la promessa, anzi dirottò quei soldi per finanziare la guerra in Iraq.  Un governo che non ha mantenuto un solo impegno di quello che aveva assunto, ma è riuscito a salvare il padre padrone dalla banca-rotta e dalla galera, è una accozzaglia a delinquere che un cattolico non può votare nemmeno dopo avere fatto i gargarismi con l’acqua benedetta per nove giorni di seguito.

Quinto criterio di voto:

Votare uomini e donne credibili, che promettono poco e mantengono molto. Non votare chi promette il paradiso in terra perché è un falso e un ingannatore. Non votare chi invece di spiegare il suo programma, parla sempre male degli altri e strappa i programmi dell’avversario, segno di debolezza, ma anche gesto di un pazzo che vede nemici dappertutto perché senza nemici non può esistere. Il cattolico che vota Berlusconi abiura da ogni principio etico e religioso, anzi da ogni parvenza di umana dignità.

6.    UNA PAROLA SU WALTER VELTRONI
Il segretario del partito democratico è certamente serio, fotogenico, televisivo, ma anche è un monsignore: basta guardarlo per vedere subito «le physique du role». Berlusconi gli è debitore in eterno (infatti non lo attacca mia direttamente) perché fu Monsignor Dabliu Veltroni salvare Berlusconi dalla bancarotta, consegnandogli, chiavi in mano, il monopolio televisivo. Era il 4 febbraio 1985. Al senato era in scadenza il decreto sulle tv voluto da Cra-xi e detto «decreto Berlusconi». La sinistra indipendente fece ostruzionismo e bastava che il Pci prestasse un suo uomo che parlasse per venti minuti e quel decreto non sarebbe mai più passato perché era stato bocciato una prima volta alcuni mesi prima. Dabliu Veltroni, che già studiava da prete, era responsabile dell’informazione di Botteghe Oscure e in questa veste diede ordine ai suoi di fare passare il decreto perché De Mita aveva concesso la direzione di Rai 3 all’allora PCI. Per venti minuti di ostruzionismo mancato, l’Italia si trova con il flagello Berlusconi e le sue tv. Chi volesse conoscere la storia intera visiti il sito: < http://www.peacelink.it/mediawatch/a/24384.html >. Di questo l’Italia deve ringraziare Monsignore Dabliu Veltroni che anche oggi ha assunto i panni ecumenici del «vo-lemose bene tutti». Egli è così buono che non disturba Berlusconi nemmeno con domande birichine per paura di disturbargli la digestione. 

Piangere sul latte versato sono lacrime perse e non si può costruire la storia sui se e sui ma. Questa però e la storia ed è bene non dimenticarla, perché gli uomini e le donne non s’inventano. Alla storia si aggiunge anche la promessa che Monsignore Dabliu Veltroni fece diventando sindaco di Roma per la seconda volta: allo scadere del mandato, sarebbe andato in Africa e lavoro per lo sviluppo di quel continente che ama tanto e avrebbe lasciato la politica. Oggi si è dimesso da sindaco e dirige il nuovo partito democratico, in omaggio alle promesse e alla coerenza. Detto questo, per chiarezza, bisogna rilevare che ha saputo dare l’unico e rilevante segno di rinnovamento, almeno iniziale, della politica, scegliendo di non allearsi con quella sinistra (si fa per dire!) recidiva che ha litigato tanto da riconsegnare per la seconda volta l’Italia a Berlusconi. Nelle sue liste bloccate come quelle degli altri, ha svecchiato il parlamento e ha fatto un programma credibile e possibile, anche se ha fatto l’errore di allearsi con i radicali, cortigiane a buon mercato che ieri erano di là, oggi di qua, domani non si sa, con nonchalence, in base al principio liberali, liberista, libertario e socialista: posti e soldi. I principi sono come i digiuni: non si muore mai di digiuni alla Pannella, tutt’al più si rimedia la linea e si abbassa il colesterolo.

CONCLUSIONE-CONSIGLIO
Se gli Italiani e le Italiane dovessero scegliere onestamente, secondo cosicenza, non dovrebbero votare al-cuno degli attuali pretendenti. Non votare però è un brutto segno.  E’ un insulto a tutti coloro che hanno dato la vita per garantirci questo diritto, anche se mutilato, anche se struprato da Berlusconi e compagnia. Purtroppo oggi il vo-to ha una valenza che va oltre il voto stesso: ha valore di difesa dello stato di diritto e dello stato costituzionale, democratico e laico. Di fatto oggi non si può votare scegliendo qualcuno, ma vietando a qualcun altro di andare al governo. 
Se Berlusconi ritornasse al governo, essendo la sua ultima occasione e  non avendo più nulla da perdere per ragioni anagrafiche, farà scempio di ogni regola e di ogni legalità, dissacrerà il parlamento, distruggerà la giustizia, arricchirà i ricchi e impoverirà i poveri, comprerà i vescovi con una manciata di benefici, metterà la museruola ad ogni dissidente, instaurerà una dittatura populista e strisciante perché i mezzi non gli mancano. Quest’uomo, giunto ormai al delirio del culto della personalità e al conseguente delirio di onnipotenza, è pericoloso e bisogna fermarlo. Egli sa che oltre non può andare più: si divertirà a distruggere ogni cosa e ad incrementare la sua ricchezza, la sua iniqua ricchezza. 
C’è un solo modo per fermarlo, un solo modo per toglierlo di scena: votare il partito democratico di monsignor Dabliu Veltroni, turandosi il naso e tutto il resto. Non si può nemmeno votare i «cosiddetti» partiti di sinistra che sono responsabili dello sfilacciamento del governo Prodi e della distruzione dell’immagine del governo a causa della loro sistematica rissa. Viene il dubbio che siano stati pagati sottobanco da Berlusconi per la loro scientifica opera di sabotaggio politico e assassinio di uno dei migliori governi degli ultimi trent’anni. L’estrema sinistra ha lavorato per riportare per ben due volte Berlusconi al governo e la seconda volta, risuscitandolo dal coma politico. Errare humanum, perseverare diabolicum.

IN SINTESI
Se io, la Madonna, dovessi essere in Italia e votare seguirei questi criteri, in quanto cittadina e in quanto cristiana:

1.    Non voterei per i partiti o liste e/o individui suggeriti o appoggiati, direttamente o indirettamente  dall’autorità ecclesiastica perché non ne ha competenza e perché in Italia vige un concordato che vincola le parti a fronte di reciproci benefici. La Chiesa deve pretendere la liberta di parola, di aggregazione, di culto, di insegnamento, senza oneri per lo Stato.
2.    Non voterei simboli e scritte che portano il nome «cristiano» o immagini religiose, come croci, campanili: è un uso improprio, segno di  ateismo pratico.
3.    Non voterei partiti e liste che presentano inquisiti di qualunque genere: il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, giustamente ha detto (aveva il diritto di dirlo) che i politici devono essere «esemplari». Un cristiano non può votare la lista di Berlusconi che ripresenta oltre trenta inquisiti più Marcello Dell’Utri già condannato in via definitiva e per la seconda volta i 1° grado; non può votare Udc di Casini che presenta Cuffaro «vasa-vasa», condannato in 1° grado per associazione mafiosa. I cattolici che li votano tradiscono tutto il loro codice etico.
4.    Non voterei liste o partiti che presentano coloro che sono passati da una parte all’altra senza battere ciglio, tra-dendo gli elettori. Chi tradisce una volta è pronto per la seconda se il prezzo è congruo: non bisogna votare, ad es. De Gregorio, Dini, Bordon, Manzione, ecc.
5.    Non voterei i difensori della famiglia che nella loro vita privata sono divorziati o conviventi, se pubblicamente urlano sulla indissolubilità della famiglia fondata sul matrimonio: non possono imporre agli altri i pesi che essi non sono stati capaci di portare. O stanno zitti o si ritirano a vita privata: se non lo fanno, devono mandarceli gli elettori.
6.    Non voterei chi vuole imporre agli altri la propria visione della vita sia religiosa che politica, senza tenere conto delle esigenze delle minoranze di qualunque natura e cultura, nel rispetto assoluto della dignità della persona, sia essa residente o immigrata.
7.    Non voterei liste o partiti che non abbiano candidato almeno un 30% di presenze femminili.
8.    Non voterei liste o partiti che non abbiano almeno un 30% di candidati e candiate sotto i 40 anni.
9.    Non voterei liste o partiti che presentano oltre il 30% di candidati con più di tre legislature.
10.    Non voterei liste o partiti xenofobi che discriminano uomini e donne in base al sesso, alla religione, alla nazio-nalità, al bisogno e alla dignità come la lega di Bossi che venera il «dio Po» e rinnega anche la decenza.
Io, la Madonna, voterei per salvare l’Italia dal baratro della barbarie berlusconiana e poi dal giorno dopo le elezio-ni… sarà un altro giorno.
Con la mia materna benedizione

Maria di Nazaret, 11 marzo 2008

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A Paolo Farinella, prete - Genova


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