Contro le guerre e il dio-profitto (aprile 2002)
Per un’«ecologia dell’informazione»

Oggi anche l’informazione è una merce. Spesso distribuita in un regime di monopolio e priva di una qualità essenziale: la veridicità. Ecco cosa propongono Ignacio Ramonet, direttore de «Le Monde Diplomatique», Roberto Savio, presidente dell’agenzia giornalistica internazionale IPS, e lo scrittore spagnolo Manuel Vasquez Montalban. Che concordano su un punto fondamentale: un altro mondo sarà possibile solo con un’altra informazione. A meno che non si considerino le notizie della CNN come l’esempio da imitare.

Porto Alegre. Le borse danzano pericolosamente su teste e tastiere. Le pance provano a ritrarsi per tentare di passare nei pochi centimetri che separano una postazione di computer dall’altra. Ci si muove a fatica nella sala stampa del Forum. L’hanno sistemata in posizione strategica (ovvero di fronte ai grandi saloni delle conferenze), l’hanno attrezzata con computer nuovi fiammanti, ma hanno esagerato a comprimere gli spazi. O, forse, non hanno previsto che al secondo appuntamento di Porto Alegre si sarebbero presentati 3.000 giornalisti da 50 paesi. Già, l’informazione. Una delle tematiche a cui gli organizzatori del Forum hanno lasciato più spazio, per cercare di rispondere a una serie di difficili quesiti. Negli spazi dello splendido campus della Pontificia università cattolica (la Puc, sede principale del Forum) sull’argomento si sono susseguite conferenze, dibattiti, seminari. Proviamo allora a riassumere i termini della discussione attraverso le tesi sostenute da alcuni dei principali relatori.

LE NOTIZIE? BREVI, SEMPLICI, LEGGERE
Si dice: nell’era della globalizzazione, l’informazione è una merce come un’altra. Una simile affermazione corrisponde al vero? Tutti i relatori hanno concordato che (purtroppo) questa è una tendenza ormai consolidata. In un processo di globalizzazione di tutto e tutti, anche l’informazione è diventata una merce che circola secondo le leggi del mercato: domanda e offerta.
Le multinazionali della comunicazione hanno fissato le caratteristiche del prodotto-informazione. Come debbono essere, allora, le notizie? «Brevi, semplici, leggere» ha spiegato Ignacio Ramonet. Ciò produce conseguenze rilevanti. Secondo il giornalista francese, tutto è ridotto a schemi elementari. Come si nota nell’informazione che riguarda il Sud del mondo. I paesi del Sud sono rappresentati soltanto a tinte forti. Come un paradiso quando si parla dei loro prodotti (il caffè, le banane ecc.) o delle loro attrattive turistiche. Come un inferno nelle uniche occasioni in cui la televisione si occupa di loro e cioè in concomitanza con tragedie naturali, guerre civili, genocidi, colpi di stato. Questa descrizione caricaturale confonde le idee, crea stereotipi e, in ultima analisi, disinforma. Ma - si obietta - ci sono così tanti mezzi d’informazione che chiunque ha la possibilità di scegliere tra una pluralità di fonti alternative... Oggi l’informazione si è moltiplicata (soprattutto grazie alle nuove tecnologie), ma il fenomeno della concentrazione proprietaria si è accentuato.
«La globalizzazione - ha spiegato Manuel Vasquez Montalban - non è soltanto economica, ma anche ideologica. L’idea di base (“ha valore ciò che produce lucro”) deve essere diffusa. Ecco, dunque, il motivo della crescente concentrazione dei mezzi di comunicazione: la propagazione del pensiero unico neoliberale». Il calcolo è presto fatto: tanti media in poche mani significano meno pluralismo e quindi meno diversificazione. Negli Stati Uniti, per esempio, 5 grandi consorzi detengono il controllo dell’informazione. Non c’è quindi da stupirsi se i contenuti (e i messaggi) si assomigliano tutti, proprio come una qualsiasi merce.

NESSUN MESSAGGIO È INNOCENTE
«Il problema con i grandi media - ha precisato Montalban - è “saper leggere”. In primo luogo, dobbiamo chiederci chi è il padrone del mezzo e cosa questi vuole proporci. Nessun messaggio è innocente!». La qualità della notizia è diventata così poco rilevante che le imprese produttrici tendono a offrire l’informazione gratuitamente. Ma dove sta allora il business? «Le imprese in realtà - ha spiegato Ignacio Ramonet - non vendono informazioni ai cittadini, ma questi ultimi agli inserzionisti». E la veridicità è ancora ingrediente fondamentale?
Secondo Ramonet, oggi esiste una diffusa contaminazione dell’informazione, tanto grave da riuscire a trasformare la menzogna in verità e la verità in menzogna. Per questa ragione il direttore de Le Monde Diplomatique propone di praticare una nuova forma di ecologia: «l’ecologia dell’informazione », attuata attraverso appositi osservatori istituiti in ogni paese. Esiste la possibilità di avere una contro-informazione? Per Roberto Savio, fondatore e presidente emerito dell’agenzia giornalistica internazionale IPS, a un’informazione fondata sulle regole della globalizzazione (come il profitto e l’efficienza) è necessario opporre una informazione basata sui valori dei cittadini: solidarietà, giustizia, equità e partecipazione. È vero che stanno apparendo mezzi di comunicazione alternativi, «però - ha confessato Montalban - è difficile resistere». Internet è, oggi, uno strumento fondamentale per mettere in comunicazione la società civile, ma va utilizzato bene. Perché, dopo aver imparato a difenderci dall’informazione del sistema, occorre non cadere nello stesso errore. «La controinformazione - ha sottolineato Ignacio Ramonet - deve essere rigorosa. Altrimenti non serve alla causa».

ALTRO MONDO, ALTRA INFORMAZIONE
È stato detto: un altro mondo sarà possibile solo con un’altra informazione. Difficile non concordare con questa affermazione. Manuel Vasquez Montalban ha portato l’esempio della CNN in lingua spagnola (la famosa televisione statunitense ha anche un canale in questo idioma). «Il canale nordamericano - ha avvertito lo scrittore spagnolo - sta seguendo sia il Forum di New York che quello di Porto Alegre. Ma ha un approccio completamente diverso nei confronti dei due avvenimenti. Serio per l’evento statunitense, folcloristico per quello brasiliano». Capito come funziona il meccanismo?


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