America Latina ()
Fronte dei media (1): la situazione

Come televisioni e giornali
capovolgono la realtà

 Tutti i principali canali televisivi e i giornali nazionali del Venezuela sono in mano all’opposizione. Non esiste alcun tipo di «par condicio». Il presidente non viene soltanto criticato (come giusto e normale), ma deriso e insultato. «Si sta consumando, nell’indifferenza e nel silenzio del mondo - ha scritto il teologo Giulio Girardi (1) -, un crimine contro l’umanità: il soffocamento della speranza dei poveri, rappresentata in Venezuela dalla rivoluzione bolivariana e dal presidente Chávez. Il silenzio che avvolge e nasconde questa battaglia è dovuto in larga misura alla complicità dei mezzi di comunicazione di massa (...), che presentano della situazione un’immagine rovesciata, secondo cui un popolo oppresso si starebbe ribellando ad un presidente violento e repressivo». I maggiori canali televisivi del Venezuela sono:

Canale 2, «Radio Caracas Televisión» (di Marcel Granier)
• Canale 4, «Venevision» (Gustavo Cisneros)
• Canale 10, «Televen» (Omar Camero)
• Canale 16, «Globovision» (Federico Ravell).

Sul fronte opposto c’è Canale 8, «Venezolana de Televisión», la piccola televisione statale da dove, ogni domenica, parla Chávez in prima persona nell’ambito di un programma chiamato «Aló Presidente!». La trasmissione è prolissa (può durare ore) e spesso non rende un buon servizio al presidente, che ha nella sua «incontinenza verbale» un importante punto debole.
Sono totalmente schierati con l’opposizione anche i due principali quotidiani del paese: «El Nacional» (di Miguel Henrique Otero) e «El Universal» (Andrés Mata Osorio). Vanno inoltre segnalati due siti Web particolarmente virulenti nei confronti del governo Chávez e dei suoi sostenitori:
• www.reconocelos.com
• www.militaresdemocraticos.com.
Il primo sito è una sorta di «wanted» elettronico (o di moderna «lista di proscrizione »), dove appare il volto («Nunca olvides estas caras»), il curriculum e le abitudini di chiunque collabori e abbia collaborato, a qualsiasi livello (dai ministri ai giornalisti), con il governo; gli utenti del sito possono inviare i loro commenti-invettive. Nella lista si trovano, ad esempio, la dottoressa Osorio e l’ingegner Giordani, colpevoli di essere ministri del governo, o il giornalista Ernesto Villegas, reo di lavorare alla televisione di stato. Il secondo è invece il sito dei militari dissidenti che hanno il loro quartier generale in piazza Altamira (2).
«In Venezuela - ha scritto Naomi Klein (3) - perfino i telecronisti sportivi vengono arruolati nel tentativo dei mezzi d’informazione privati di cacciare il governo democraticamente eletto di Hugo Chávez. (...) Le tv private sono di proprietà di ricche famiglie che hanno seri interessi economici a sconfiggere Chávez. (...) Nei giorni che hanno portato al colpo di stato di aprile, Venevision, Rctv, Globovision e Televen (4) hanno sostituito la normale programmazione con discorsi antichavisti, interrotti solo da spot che invitavano gli spettatori a scendere nelle strade. (...) E se le tv si sono rallegrate apertamente alla notizia delle “dimissioni” di Chávez, quando le forze filochaviste si sono mobilitate per ottenere il suo ritorno, è stato imposto un blackout totale dell’informazione. (...) Quando Chávez è finalmente tornato al palazzo di Miraflores, le tv (...) hanno mandato in onda il film Pretty Woman e i cartoni animati di Tom e Jerry».
Paolo Moiola

Note:
(1) Si veda Adista del 4 gennaio 2003.
(2) Al riguardo si legga l’articolo pubblicato su M.C. di maggio.
(3) Si veda Internazionale del 14 febbraio 2003.
(4) Alcuni siti web delle televisioni: www.globovision. net; www.venevision.net. E dei due maggiori quotidiani: www.eluniversal.com; www.el-nacional.com. Il sito della presidenza: www.venpres.gov.ve.


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