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D come DOMINIO
25 marzo 2006
Parola: DOMINIO
Concetto: dominio di Dio e dominio della chiesa cattolica non sono la medesima cosa e non si identificano; basta guardarsi in giro…

Benedetto XVI ha aperto il Sinodo dei vescovi con queste parole: “La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della vita, non è tolleranza, ma ipocrisia”. Il Pontefice sembra ignorare che il problema per la nostra società non è accettare “il dominio pubblico di Dio”, ma il dominio pubblico della Chiesa cattolica. I valori espressi da Cristo sono da tutti condivisi, e quindi il dominio del Dio del vangelo, è da tutti ben accetto; è il dominio della Chiesa, che spesso, a giusta ragione, la gente rifiuta. Qualsiasi persona di buon senso dovrà ammettere, alla luce della storia, che dominio di Dio e dominio della Chiesa sono due cose ben diverse.
Bestemierebbe, infatti, colui che volesse attribuire al dominio di Dio e non al dominio della Chiesa, il sacrificio delle innumerevoli vittime innocenti arse sul rogo, pochi secoli or sono. Ma per tornare ai nostri tempi: a Dio, stando alla ragione e al Vangelo, dovrebbe interessare che due persone che vivono insieme, si amino per tutta la vita. Non tutti ci riescono, ma il desiderio di Dio è da tutti ben accetto. Non è gradito, invece, il dominio della Chiesa che pretende il matrimonio.
Altro esempio: Dio, sempre in base alla ragione e al Vangelo, dovrebbe essere contento che si evitino gravidanze indesiderate e malattie letali, ricorrendo ad un mezzo innocuo, qual è il profilattico. La Chiesa è contraria all’uso dei contraccettivi artificiali e quindi il suo dominio è piuttosto dannoso e per niente gradito.
Ancora: a Dio non dovrebbe dispiacere che una donna diventi sacerdote, giacché Cristo non faceva differenza tra uomo e donna. La Chiesa rabbrividisce al solo pensiero. L’elenco potrebbe continuare.
Il discorso di ratzinger è dovuto alla sua persuasione che Dio e Chiesa s’identifichino. La storia dimostra che non è vero.

Renato Pierri, lettera a “l’Unità”, 6 ottobre 2005