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GUERRA IRAQ - Le «2-Simone» tornano a casa
28 settembre 2004

L'ITALIA DI BERLUSCONI E LA GUERRA IN IRAQ

Genova 28,09,2004, ore 23,29 – Libere. Finalmente! Dopo tre settimane di agonia e attesa trepidante, ormai quasi senza speranza, arrivano la notizia e le immagini: sono state liberate e consegnate al commissario della CRI italiana. Le immagini trasmesse da Al-Jazzera, le mostrano con il velo (il niqab = al burqa afghano), non sappiamo se come cappuccio occlusorio o come imposizione di un modo di essere donna che non appartiene loro. I prossimi giorni lo sapremo. Tutti siamo felici e godiamo con le 2Simone, con le loro famiglie e con il presidente della repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che da buono e saggio nonno d’Italia tutti ci rappresenta.

Avremmo voluto celebrare questo momento di gioia pura in silenzio, nel rispetto di quel pudore che fino ad oggi ha contraddistinto le due famiglie, Torretta e Pari, nell’attesa atroce e silenziosa di un ritorno a cui si andava credendo sempre meno. Avremmo voluto solo udire un comunicato scarno e di ridotte parole, dieci in tutto: sono libere, stanno tornando a casa da papà e mamma. Poi silenzio, lo stesso silenzio che ha accompagnato i precedenti nove anni di impegno in Iraq di Simona Torretta e gli ultimi due anni di Simona Pari. Nessuno, se non la cerchia ristretta della famiglia e della Ong di appartenenza, sapeva nulla di loro e loro non avevano mai calcato la scena della ribalta. Operatrici di pace, nel vero senso della parola: costruttrici di pace e di «ponti per…» gli Irakeni costretti a stare sotto le bombe di un esercito straniero, compreso l’italiano. Simona e & Simona erano lì, durante la guerra, nonostante la guerra e, io ne sono certo, torneranno lì appena potranno, senza sentirsi eroine, senza scene di alcun genere. Sono queste donne giuste che tengono in piedi il mondo impazzito che corre dietro alla guerra come soluzione e ai salotti parolai dove, ora, si discute di tutto, di più, di meno, di nulla. Il vuoto colmato dal nulla.

Avremmo voluto… e non possiamo tacere, perché non erano ancora liberate che è iniziata la danza dello scacallaggio di appropriazione indebita per una impura e immodesta rappresentazione politichese da cui trarre il massimo vantaggio mediatico.

Da anni il parlamaneto italiano chiede inutilmente che il presidente del consiglio si presenti alle interrogazioni parlamentari che riguardano la sua attività personale di presidente del consiglio. Mai è andato a rispondere, dicendo che di non avere tempo da perdere (!!!), tanto che il presidente della camera ha dovuto riprenderlo pubblicamente, in seduta parlamentare, per esigere il rispetto dovuto alla camera dei deputati e sottolinere l’obbligo per il presidente del consiglio di presentarsi al quastion time.

Oggi 28 settembre 2004, sul far della sera, il presidente del consiglio si presenta ad una conferenza stampa straordinaria e si assume tutto l’onore della riuscita, fa convocare la camera d’urgenza per annunciare la liberazione e contestualmente «l’ineccepibile comportamento» (sic!?) del governo. Seguono applausi ad personam. Dopo il presidente gongolante (e si vede, eccome se si vede in tv!!!) si profonde in ringraziamenti personali al suo sottosegratario, Gianni Letta, alla CRI italiana, cioè a Maurizio Scelli e, infine, non sfugge un accenno anche all’opposizione che si è stretta attorno al governo in questa occasione particolare, invitandola ad imparare per il futuro, perché quando si crea unità attorno al governo le cose vanno meglio per tutti e… (poteva mancare?) per l’Italia.

Non abbiamo sentito ringraziare il ministero degli esteri e segnatamente il ministro, Franco Frattini, che, comunicati ufficiali del governo e del ministro in persona alla mano, aveva avocato a sé il caso delle «Due Simone», gestendolo in prima persona. Sapevamo, per sua stessa ammissione, che Maurizio Scelli fosse «in panchina». In questo giorno di gioia e gaudio universale per il governo e l’Italia, il presunto ministero degli esteri, gestore dell’evento, è scomparso di colpo. Non esiste. Forse la discrezione è stata tanto discreta che si sono dimenticati di informare il ministro Frattini? Il presidente del consiglio forse considera Frattini un ministro pleonastico. Egli, infatti, era in sala stampa a comunicare ufficialmente il rilascio delle 2Simone che dal ministero degli esteri confermavano che stavano ancora verificando la veridicità del rilascio. Una corsa ad ostacoli, con un solo vincitore e liberatore e infaticabile insonne per le sedici linee di trattative, of course!

Ancora. Ormai si è sciolto il dubbio che prospettammo fin dall’inizio: le 2Simone sono state rilasciate dietro riscatto: si parla di 1 milione di dollari americani (euro 811.424,00). Se ciò fosse vero, come riteniamo, la tanto celebrata unità nazionale, la sinistra che abbraccia la destra, la destra che frega la sinistra, il centro che che si sbraga ad abbracciare la destra e la sinistra insieme confondendone anche la collocazione… in questa zuppa di pan bagnato… tutto crolla come una catapecchia colpita da una tromba d’aria. Eliminiamo qualsiasi distinguo: siamo felici che le 2Simone sia state liberate e restituite vive alle famiglie e a ciascuno di noi, anche se per raggiungere questo scopo si fosse reso necessario pagare un riscatto.

Ciò detto, abbiamo il diritto di sapere se un riscatto è stato pagato, da chi, a chi, quanto è costato, le modalità imposte dai carcerieri, ecc. ecc. Abbiamo il diritto di sapere se sono state liberate dalla granitica unita nazionale e internazionale che si era creata, anche nel mondo arabo e musulmano, attorno alle 2Simone, oppure se sono state liberate solo perché qualcuno ad un certo momento ha chiesto soldi liquidi, di piccolo taglio, magari moneta usata e qualcun altro ha pagato.

Se le cose stanno così, come ormai è certo, nessun presidente del consiglio, nessun ministro, nessun rappresentante politico di governo, di maggioranza o di opposizione hanno il diritto di sproloquiare sul muro umanitario che si è creato e che ha sconfitto, almeno questa volta, i terroristi rapitori. Nessuno da destra e da sinistra.

Se le cose stanno così, avremmo voluto vedere il presidente del consiglio presentarsi non in conferenza stampa per bucare in tempo i tg, i Vespa, i Ballarò e gli Otto e mezzo serali, ma nel cuore stesso della democrazia: nell’austera camera dei deputati. Avremmo voluto sentirlo parlare così:

 

Signori, vi comunico che le due Simone sono libere e stanno tornando a casa. (Applausi in aula). Vi prego di non applaudirre più perché non c’è nulla di cui gioire oltre la gioia pura della liberazione delle due volontarie di pace, le «Due Simone», come affettuosamente sono chiamate da tutti. (Silenzio teso in aula). Abbiamo pagato un riscatto di un milione di dollari. Lo abbiamo pagato senza tentennamenti perché la vita di due nostre ragazze non ha prezzo. Non ho potuto parlarne prima perché ogni parola poteva essere di troppo per la vita stessa degli ostaggi, e oggi davanti al parlamento, unico e legittimo rappresenjtante del paese, me ne assumo personalmente la resposnabilità piena e totale. Nel mio intimo, però, ero certo che il parlamento, se richiesto, avrebbe condiviso le scelte fatte dal governo. Comunque questa somma non sarà a carico dello Stato che è già in difficoltà perché, ne sono certo, il parlamento intero accetterà con gioia la ripartizione pro capite tra i 945 parlamentari, deputati e senatori. A ciascun parlamentare verrà trattenuta dallo stipendio la somma complessiva di euro 858 e 65 centesimi (sommesso mormorio in aula, ma nessuna protesta). I nostri contatti sono stati questi… questi… e questi… Il risultato: questa notte alle ore 22,00, ora italiana, le due Simone sbarcheranno all’aeroporto di Ciampino dove ad accoglierle vi saranno le rispettive famiglie. Detto ciò non ho altri motivi per gioire: ogni volta che si paga un riscatto è una sconfitta per tutti. Di questa vicenda il governo darà tutte le informazioni del caso nelle sede istituzionali. Prendo atto che la guerra e il dopo guerra sono stati un fallimento totale. Ci siamo illusi, abbiamo illuso. Quel terrorismo che ci siamo illusi di combattere fino a sdradicarlo dalla faccia della terra, invece è aumentato, è cresciuto e si è propagato come la gramigna e noi non siamo più in grado di potervi fare fronte con le scelte fatte fino ad oggi, pena un prezzo altissimo. Nel segno delle due Simone finalmente liberate, è mia ferma intenzione, convocare il governo in sessione straordinaria e chiedere di votare un ordine del giorno che comporti il ritiro immediato dell’esercito italiano dal teatro di guerra. Altre strade devono essere intraprese, altri le percorreranno. Vi chiedo solo di sospendere la seduta per dare tempo al governo di riunirsi in seduta straordinaria e permettere al presidente del consiglio di ritornare in questa aula per comunciazione urgenti con all’odg due soli punti: 1. ritiro delle truppe dall’Iraq; 2. dimissioni del governo. Grazie! (l’aula resta muta e immobile, il presidente sospende la seduta).

 

Questo avremmo voluto sentire in un paese democratico e serio da un governo serio. Abbiamo assistito, invece, alla corrida di chi arriva per primo a porre il cappello sul burqa delle 2Simone. Abbiamo sentito anche il deputato La Russa Ignazio sproloquiare alla fascista, nel fascita salotto di porta-a-porta: «C’è anche chi ha detto in questi giorni di far cessare “presunti bombardamenti” per liberare le due ragazze» (ore 21,40 del 28.09.04). Quando si arriva a queste mistificazioni sui presunti bombardamenti è segno che si è smarrito il senso del pudore, se mai è esistito. Significa forse che i bombardamenti presunti di questi giorni hanno affrettato la liberazione?

Non possiamo in coscienza partecipare a quest’orgia pubblica di bieco divertimento. Non possiamo. Dobbiamo invece stare tutti zitti e lasciare che la gente comune tiri un sospiro di sollievo per la liberazione di due ragazze straordinariamente normali. Dobbiamo stare zitti e lasciare che le famiglie delle 2Simone possano godere e piangere e gioire senza essere disturbati, senza essere usate.

Una siepe di silenzio e forse, per chi sa e può, anche di preghiera per loro e per tutti gli anonimi e le anonime innocenti che sono rimasti in Iraq sequestrati da una guerra e da un terrore che non aspettavano, che non meritavano, che non volevano. Le nostre lacrime di gioia si mescolano alle lacrime di disperazione e di morte di coloro che tremano sotto le bombe e all’ombra dei sequestri. Noi siamo certi che il pensiero e il cuore delle 2Simone in questo momento è ancora in Iraq. Anche domani, anche dopodomani. Come sempre!

Paolo Farinella, prete

 

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